Solamente nel 2023 l’Italia ha esportato circa 41.580 tonnellate di plastica in Turchia, contribuendo, così, alla crescita di un flusso, già crescente, di rifiuti che danneggiano il suolo, l’aria ed i corsi d’acqua locali. Da Gennaio a Settembre 2024, i primi dati disponibili hanno segnalato un export italiano di rifiuti in plastica verso la Turchia di oltre 36.000 tonnellate.
Ma perché proprio lì? Perché la Turchia è ormai considerata la “discarica d’Europa”?
L’aumento dell’invio di rifiuti in plastica verso la Turchia è iniziato nel 2018 quando la Cina, fino ad
allora destinazione primaria di questa tipologia di rifiuti, ha deciso di bloccarne le importazioni. Da allora la Turchia ha visto una crescita esponenziale dell’import da parte dei principali Paesi
europei, seguita dall’Arabia Saudita, gli Stati Uniti, la Svizzera e lo Yemen.
Se le importazioni di plastica venissero in qualche modo smaltite tramite il riciclaggio, sicuramente
l’impatto sull’inquinamento ambientale e sanitario sarebbe più lieve .. e allora perché non si ricicla?
Non si ricicla, o meglio, si ricicla pochissimo, poiché la Turchia è povera di infrastrutture, quindi gran parte di questi materiali finisce all’interno di discariche a cielo aperto o bruciata, andando a ledere la salute dell’ambiente e dell’uomo.
Un’indagine di Greenpeace del 2019 ad Adana, una delle città più popolose dell’ex impero ottomano, ha rilevato la presenza di pericolosi agenti cancerogeni, come diossine e furani, in campioni di cenere, acqua e sedimenti del letto del fiume vicino ai siti di smaltimento illegale dei rifiuti, segnando i livelli più alti registrati nel Paese. L’organizzazione attivista, allora, oltre ad aver lanciato una petizione per chiedere ai Paesi europei di porre fine alle esportazioni di rifiuti, ha chiesto al ministero turco dell’Ambiente, dell’urbanizzazione e del cambiamento climatico, insieme ad altre autorità competenti, di agire immediatamente e di garantire un trattato globale sulla plastica forte.
Si chiede, inoltre, all’Unione Europea, di gestire lo smaltimento dei propri rifiuti a livello nazionale e non spedendoli in paesi come la Cina o la Turchia che, sembra evidente, non sono in grado di attuare leggi e controlli necessari a rendere il riciclo sicuro, mettendo a rischio la salute di persone e bambini e danneggiando gravemente l’ambiente.
- Nadia Di Diodato