Sfalcio ridotto o differenziato 

Il progressivo incremento dell’espansione urbana, nota anche come urban sprawl o città diffusa, ha prodotto negli anni, e continua a produrre, numerosi impatti negativi sull’ambiente naturale, con significative conseguenze anche sulla qualità di vita e di salute dei cittadini.
Il Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), Qu Dongyu, ha affermato: “La rapida espansione delle città avviene senza un’adeguata pianificazione territoriale e la conseguente pressione umana ha effetti estremamente negativi sull’ambiente”. E se, invece, l’uomo potesse in qualche modo contribuire a frenare o rallentare questo fenomeno?
Da diversi studi, tra cui uno della British Ecological Society, è emerso che ridurre lo sfalcio intensivo del prato all’interno delle città, sarebbe un buon modo per incrementare il valore ecosistemico degli spazi verdi cittadini, ridurre il consumo di carburante per le macchine da taglio, l’acqua per l’irrigazione e l’uso di fertilizzanti, andando a contribuire notevolmente ad una gestione più sostenibile delle risorse e alla diminuzione dell’impatto ecologico della città. La pratica dello “sfalcio ridotto” consente di migliorare la qualità del suolo e dell’aria. Come? Riducendo la temperatura dell’aria fino a 8 °C, riducendo i costi degli impianti di climatizzazione di circa il 40%, riducendo i flussi delle acque meteoriche e filtrando le polveri e gli agenti inquinanti.
L’idea è quella, inoltre, di preservare la biodiversità: lo sfalcio differenziato consente alle piante erbacee di completare il proprio ciclo vegetativo, fiorire e disperdere i semi, favorendo così la presenza di impollinatori come le api e altri insetti che, a loro volta, significherebbero più cibo per altre specie animali, come alcuni uccelli.
Nel Regno Unito, nel 2019, Plantlife, un’organizzazione no profit per la conservazione, avviò la campagna “No Mow May” (niente tagliaerba a maggio), incoraggiando le persone a smettere di falciare il prato per un mese. Il risultato? Le persone che parteciparono registrarono 250 specie di piante selvatiche in più, tra cui fragole e aglio selvatici, piante molto rare come la felce lingua di vipera, e molte orchidee.
In conclusione, si puo’ affermare che in tal modo ognuno può fare la differenza, portando avanti uno dei migliori propositi ecofriendly.

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