Il 15 aprile 2024 la NOAA, Agenzia statunitense per l’osservazione oceanica e atmosferica, ha lanciato un nuovo allarme: il progressivo riscaldamento degli oceani sta causando un feroce e massiccio fenomeno di sbiancamento delle barriere coralline di tutto il mondo. Nel mese di marzo la temperatura media della superficie dei mari ha toccato un record di 21,7°, rispetto ai 25° ideali al preservamento dei coralli e di molte specie di pesci. Di questo passo si corre il rischio che entro fine secolo possano scomparire definitivamente. Solamente negli ultimi trent’anni si è assistito alla perdita del 30-50% delle barriere coralline di tutto il mondo. In Australia, dove 2500 chilometri di architetture sottomarine danno vita alla più estesa barriera corallina del pianeta, due terzi delle ramificazioni sono di color bianco. In cosa consiste, infatti, questo fenomeno? Molto semplicemente i coralli, stressati dalla luce, dal calore e dall’inquinamento, muoiono. Tuttavia, questi affascinanti organismi marini svolgono ruoli essenziali per il giusto mantenimento della biodiversità, poiché forniscono dimora a circa il 30% delle specie di pesci, costituendo un riparo dai predatori. I coralli, inoltre, assorbono anidride carbonica contribuendo alla mitigazione del clima. Tra i vari benefici del corallo c’è da ricordare che, creando barriere naturali, proteggono le coste dalle tempeste e dall’erosione.
Lo sbiancamento dei coralli non è, tuttavia, un fenomeno irreversibile, bensì, con un abbassamento delle temperature oceaniche, questi organismi marini possono continuare a sopravvivere. Quale potrebbe essere la ricetta della guarigione? Tempestività, civiltà e una strategia condivisa da parte della politica internazionale.