Capita spesso di dire che non esistono più le mezze stagioni. Nei primi mesi del 2024 ci
sono state giornate in cui, per via dei cambiamenti climatici repentini, si è avuta
l’impressione che le quattro stagioni si fossero susseguite nel giro di un paio d’ore.
Non è sbagliato avere questa percezione, se si prende in considerazione la lettura dei dati
riportati dall’Organizzazione Metereologica Mondiale delle Nazioni Unite nel suo
rapporto annuale sullo stato del clima. Secondo il rapporto, l’anno scorso la temperatura
media della superficie era di 1,45 gradi Celsius, al di sopra dei livelli preindustriali, con un
incremento nelle giornate del 17 e 18 novembre di 2,051 e 2,046°C rispetto alla media.
Una temperatura spaventosamente vicina alla soglia massima di 1,5 concordata negli
accordi sul clima di Parigi del 2015, che ha segnalato il 2023 come l’anno più caldo
degli ultimi 120 mila anni.
I ghiacciai hanno subito la più grande perdita di ghiaccio dal 1950, anno in cui sono
iniziate le registrazioni. Gli oceani sono sovrastati da ondate di caldo sempre più frequenti,
che comportano l’innalzamento accelerato del livello dei mari oltre che lo stravolgimento
della biodiversità marina. Di conseguenza, si incorre in rischi per il mercato ittico e per la
sicurezza alimentare globale. Per l’effetto dell’evaporazione, le nuvole si caricano di
pioggia, incontrando le correnti di aria fredda e calda che nel frattempo si sono modificate,
e causando periodi di alluvioni ed inondazioni alternati a periodi di siccità. Il caldo e il
vento creano, poi, le condizioni necessarie per la nascita di grandi incendi che divampano
distruggendo vite ed infrastrutture.
È una catena che, mantenendo questi ritmi, potrebbe portare alla scomparsa dell’intero
genere umano. La causa? I gas serra che, ricoprendo la Terra, intrappolano il calore del
sole causando il riscaldamento globale ed il cambiamento climatico.