Il 13 marzo 2024, nello stato di Washington, è stata approvata la prima legge al mondo che vieta gli allevamenti intensivi di polpi all’interno dei confini, segnando di fatto un passo importantissimo per la conservazione marina. Ma di cosa parliamo? Perché tale argomento, ancora oggi privo di una vera e propria legislazione in Europa, trova rilievo solo nel 2024 e in una singola porzione di mondo?
Le carni di polpo fanno ormai parte della quotidiana alimentazione di milioni di persone, causandone, dunque, l’aumento della domanda. Tutto ebbe inizio quando Nueva Pescanova, una multinazionale spagnola, propose l’apertura del primo allevamento intensivo di polpi, con l’obiettivo di allevarne circa 1 milione per produrre 3 tonnellate di carne all’anno. Questo mercato non ha mai avuto successo per via delle difficoltà derivanti dalle caratteristiche di questo incredibile mollusco: il polpo è considerato, infatti, un animale senziente, cioè in grado di provare sensazioni e pensare proprio come noi esseri umani. Una produzione Netflix, datata 2020, dal titolo “My octopus teacher”, racconta la vita di questa specie selvatica, fragile e solitaria per natura, che non tollera costrizioni di alcun tipo, al punto tale che se messa in una vasca di laboratorio diventa aggressiva e tenta di evadere in ogni modo. Per questa ragione allevare i polpi è una pratica disumana. L’allevamento consiste nel trattenere questi cefalopodi all’interno di vasche a -3°, costantemente esposti alla luce e, poiché carnivori, con un’alimentazione a base di esche vive, la quale andrebbe ad indebolire e destabilizzare ulteriormente la fauna marina e l’ambiente. Il tasso di mortalità negli esperimenti di allevamento di polpi è, infatti, stimato intorno al 20%, ma può raggiungere anche il 50%. L’uccisione, infatti, verrebbe praticata con l’immersione in ghiaccio, poiché nessuno ha ancora scoperto una pratica indolore per sopprimerli. Nonostante l’industria stia studiando la possibilità di allevare intensivamente i polpi, iniziano i primi tentativi di bloccare, ancor prima che prenda piede, quella che potrebbe divenire una nuova piaga climatica.