Il riciclaggio dell’amianto: una sfida necessaria

L’amianto, noto per le sue proprietà isolanti, ignifughe e di resistenza chimica, è stato largamente impiegato per decenni in moltissimi settori, dall’edilizia all’industria. La sua pericolosità per la salute umana, dovuta all’inalazione delle sue fibre microscopiche, è emersa in modo drammatico, portando molti Paesi (tra cui l’Italia), a vietarne l’uso negli anni ’90 e a lanciare imponenti campagne di bonifica. Nonostante il divieto, l’amianto è ancora presente in numerosi edifici e infrastrutture, e il problema dello smaltimento sicuro dei rifiuti contenenti questo materiale rimane una sfida critica.

L’amianto infatti non può essere smaltito come un normale rifiuto, poiché il rischio di dispersione delle fibre nell’ambiente lo rende estremamente pericoloso. Attualmente, la soluzione più utilizzata è il confinamento in discariche specializzate, ma si tratta di un’opzione costosa, non sostenibile a lungo termine e che non elimina completamente i rischi per l’ambiente e le generazioni future.

La ricerca scientifica si sta concentrando su metodi innovativi di riciclaggio, in grado di trasformare l’amianto in materiali sicuri e riutilizzabili. Una delle tecniche più promettenti è la trasformazione termica, che consiste nel riscaldare l’amianto a temperature superiori ai 1.200°C, alterandone la struttura cristallina e convertendo le fibre pericolose in materiali innocui, come vetro o ceramica. Sono in fase di sperimentazione metodi chimici che prevedono l’impiego di sostanze in grado di neutralizzare le fibre di amianto, offrendo un’alternativa potenzialmente più economica ed efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla trasformazione termica.
Di recente, alcune ricerche stanno esplorando l’uso di microorganismi o enzimi per degradare le fibre. Ma questi approcci biologici sono ancora in una fase iniziale e richiedono ulteriori studi per confermarne l’efficacia e l’applicazione su larga scala.

Nonostante i progressi significativi, il riciclaggio dell’amianto rimane una sfida complessa che richiede ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo per garantire la sicurezza e l’efficacia dei processi. Solo continuando su questa strada sarà possibile ridurre l’impatto ambientale di un materiale così pericoloso e proteggere la salute pubblica.

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