La Great Pacific Garbage Patch (GPGP) è la più estesa raccolta di rifiuti galleggianti presente al mondo, grande il doppio del Texas e tre volte la Francia, situata nell’Oceano Pacifico, tra il Nord America e il Giappone. Sebbene entrino nell’oceano diversi tipi di rifiuti, la plastica costituisce la maggior parte dei detriti marini, per due motivi: in primo luogo la durata, il basso costo e la malleabilità della plastica fanno sì che venga utilizzata in un numero sempre maggiore di prodotti industriali e di consumo; in secondo luogo i prodotti in plastica non si biodegradano, ma si scompongono in pezzi sempre più piccoli noti come microplastiche.
Si ritiene che dal 1945 ad oggi questo cumulo di rifiuti sia aumentato di 10 volte ogni decennio. Questa crescita, ovviamente, contribuisce a danneggiare ed inquinare l’ambiente in cui viviamo e ad arrecare danni agli ecosistemi, uccidendo la vita marina. Oltre 260 specie, tra cui invertebrati, tartarughe, uccelli marini e mammiferi, sono state segnalate per aver ingerito o essere rimaste impigliate in detriti di plastica, con conseguenti difficoltà di movimento e alimentazione, lacerazioni, ulcere e morte. Questa “macchia” contiene interi oggetti o frammenti di essi, quali accendini, spazzolini da denti, bottiglie, penne, biberon, cellulari e sacchetti. The Ocean Clean Up, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, che ha l’obiettivo di liberare gli oceani dalla plastica, ha progettato un metodo per catturare le particelle piccole e grandi di detriti presenti nelle acque. La tecnologia utilizzata è un sistema di reti, droni, telecamere e computer, più due navi che dispiegano enormi barriere
. La missione della fondazione è quella di riuscire, entro il 2040, a liberare il 90% della Great Pacific Garbage Patch.
È tempo di agire!