Mai sentito parlare di “timidezza delle chiome” o “Crown Shyness”? Domanda da un milione di dollari. Non si tratta di un film, sebbene ne esista uno con questo titolo, ma si tratta di un fenomeno, osservato per la prima volta dai botanici degli anni 20, che colpisce almeno sette differenti specie arboree, tra cui mangrovie, alberi di canfora ed eucalipto, e alcune tipologie di conifere. Questo fenomeno, appunto, consiste nel lasciare uno spazio tra le chiome degli alberi vicini: i loro rami si avvicinano ma non si toccano mai, andando a creare dei veri e propri disegni, osservabili ad occhio nudo, guardando le piante dal basso o dall’alto. L’effetto visivo che creano è a dir poco ipnotico. Le piante, infatti, tramite i propri fotorecettori, percepiscono la presenza di un altro esemplare vicino, grazie al cambio della qualità della luce, e, in qualche modo, è come se decidessero di non invadere lo spazio altrui. Come conseguenza, infatti, la pianta smette di crescere lateralmente preferendo una distensione verticale. Sebbene non sia ancora chiaro il motivo di questo comportamento, sono state avanzate varie ipotesi plausibili: prima fra tutte è il fatto che, rimanendo distanti, gli alberi possono ricevere più luce ed aria in modo tale da ottimizzare la fotosintesi e da favorire la crescita di altre specie ed esemplari. Il fogliame più rado, appunto, aiuterebbe a far penetrare la luce del sole fino a raggiungere il suolo della foresta, nutrendo la vegetazione che cresce a terra e gli animali che, a loro volta, sostengono la vita arborea. Un’altra ipotesi che tenta di spiegare la ragione di tale distanziamento volontario, è il fatto che, in tal modo, gli alberi riescono a ridurre la possibilità di danneggiarsi a vicenda: gli spazi tra le cime, infatti, potrebbero diminuire la diffusione di insetti che mangiano le foglie, piante rampicanti parassite e malattie infettive. Si può, in questo senso, affermare, che è come se gli alberi stiano tentando di proteggere la propria salute con tutti i mezzi a propria disposizione, anche, prepotentemente e fortunatamente, sovrastando le poche azioni dell’uomo.
- Nadia Di Diodato